Sabato 8 e Domenica 9 Ottobre, la TRU sarà presente a Piazza del Plebiscito (NA), nell’ambito della manifestazione di divulgazione scientifica Futuro Remoto, organizzata dalla Fondazione IDIS – Città della Scienza. In collaborazione con il Hub.dfx Makerspace di Giugliano, presenteremo ‘Open Rehabilitation Proptotypes’, un progetto di Vittorio Milone (TRU), Antonietta Battista, Daniela Faticato e Stefano Silvestri. Ecco una breve descrizione del progetto:
Partendo dalla constatazione che le ricerche tecnologiche e scientifiche rimangono non di rado focalizzate sulla difesa della proprietà intellettuale e sulla massimizzazione dei profitti, la TRU intende portare l’attenzione su quegli aspetti del fenomeno dei ‘makers’, e della cosiddetta ‘quarta rivoluzione industriale’, che sono soprattutto rivolti a facilitare una maggiore cooperazione, condivisione ed apertura. Sotto questi aspetti, la cultura del ‘making’ diventa una potenziale piattaforma di innovazione socio-politica e di democratizzazione/divulgazione dei saperi tecno-scientifici specializzati, laddove l’innovazione può essere concepita anche e soprattutto per il beneficio delle comunità.
A tale scopo, la TRU presenterà ‘Open Rehabilitation Prototypes’: una iniziativa di sviluppo di strumenti open source per la riabilitazione, nella quale uno dei membri della TRU è stato direttamente coinvolto. La presentazione prevede un target non necessariamente di specialisti, ed è composta da una prima fase illustrativa del progetto, della durata massima di 30 minuti (comprese eventuali domande del pubblico), e da una seconda fase durante la quale il pubblico avrà la possibilità di testare direttamente due prototipi di strumenti hardware e software: il primo destinato al supporto dei bambini con diversi gradi di disabilità fisica nell’apprendimento della lettura, il secondo al trattamento psicoterapeutico del cosiddetto ‘disordine da stress post traumatico’.
Questi prototipi, già selezionati per la “European Maker Faire” di Roma del 2014, rappresentano delle alternative personalizzabili, open source e a basso costo, alle spesso meno accessibili soluzioni terapeutiche esistenti sul mercato. Il progetto verrà perciò introdotto come un esempio di quello che la studiosa Denisa Kera ha definito ‘laboratori subalterni’, luoghi di sperimentazione e di accessibilità anche terapeutica, situati ai confini del sistema economico ed istituzionale.